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Panoramica di Possagno

Possagno

Possagno, comune della provincia di Treviso ai piedi del massiccio del Monte Grappa , presenta un piccolo centro articolato in borgate di origine medievale, i “ colmelli” ed ha una superficie di 12,08 Kmq in prevalenza montuosa con un'altitudine massima di m. 1601 (M. Meàte) minima m.220 (alveo del Musile- Ponticello) e m. 279 al centro del paese. Ha una popolazione di 2233 residenti (31.12.2010). E' attraversato dalla strada provinciale Pedemontana del Grappa, dista pochi chilometri da Bassano del Grappa, da Asolo, da Valdobbiadene e da Maser . Il terreno è di natura sedimentaria, i fossili abbondanti; le basse colline attorno al paese sono costituite da marna, le alture circostanti hanno un substrato calcareo su cui posa una terra decalcificata, adatta all'insediamento della quercia e del castagno. Il nome potrebbe derivare da <Puteus Anii> pozzo di Annio, un antico colono romano oppure da <pozzo dell'agnello (Puteis agni)> o più propriamente da <Pausaneus> (derivato da pausa). Le prime attestazioni del nome e del luogo sono del 1076 (loco Pussagno) e del 1079 (de Posagno) e ci presentano il toponimo nella forma attuale. Per la sua posizione geografica di transito tra il fiume Brenta e Piave, Possagno dovette sottostare alle invasioni barbariche: gli Eruli, Attila, i Goti e, dopo breve parentesi di dominio Bizantino, i Longobardi. Dopo la sconfitta di Adelchi e un breve periodo di tranquillità durante l'impero Carolingio, subentrò il dominio tedesco e le conseguenti lotte tra guelfi e ghibellini. E' in questo periodo che dominarono la zona gli Ezzelini. Nel 1177 <Rovario> presta giuramento solenne al vescovo di Treviso. Dopo la caduta degli Ezzelini, Possagno diviene il centro della nobiltà pedemontana. Spiccano tra i signori di Possagno, i Rover , famiglia che ebbe fama, possedimenti e ville in tutta la Marca trevigiana. Nel 1317 Nicolò Rover dello la Volpe tentò di consegnare la Marca a Cangrande della Scala nel conciliabolo di Fontaniva; scoperto, non si diede per vinto e occupò per conto dello Scaligero, in cambio di denaro, i territori di Asolo e Montebelluna. Seguirono le scorrerie degli Ungheri, che nominarono Nicolò la Volpe podestà di Asolo ed infine i Carraresi. In seguito Possagno passò in dominio della Serenissima. I Rover occuparono cariche importanti della Repubblica veneta, ma presto caddero nell'anonimato. Con la caduta dei Rover il paese passò sotto la podesteria di Asolo. Il secolo XVII è tristemente ricordato per gravi calamità: la peste, due grandinate che distrussero completamente i raccolti ed infine il terremoto. Il sisma rese inagibili quasi tutte le case del paese, di otto chiese tre furono dichiarate inagibili e tre fornaci su sei furono distrutte. Con la Serenissima, Possagno, pur godendo di privilegi demaniali, fu privato di gran parte del patrimonio boschivo: roveri e castagni scomparvero dalla zona per rifornire l'arsenale della Repubblica. Nel 1797 con i francesi di Napoleone, non vi furono gravi danni, si lamentarono solo furti di oro, argento, pollame, vestiario e denaro. Seguì il dominio degli austriaci. Ma i guai non erano finiti: gravi ferite furono inferte al paese durante il primo conflitto mondiale, numerose granate colpirono il Tempio e le case; una parte della Gipsoteca fu devastata e riaperta nel 1922 dopo una dignitosa opera di restauro operata dai custodi Stefano e Siro Serafin. Oggi Possagno vive soprattutto con le fornaci di laterizi che hanno una lunga tradizione: sono nominate già nel 1600. Possagno è nota anche per le scuole, alcune delle quali, rette dalla sagace esperienza pedagogica dei Padri Cavanis. In tempi più recenti è sorta anche una sede staccata dell'Istituto Alberghiero di Castelfranco che ha riscosso notevole successo. La maggior fama di Possagno, soprattutto all'estero,

è dovuta però ad Antonio Canova, che qui naque il 1° novembre 1757 da Pietro, scalpellino, e da Angela Zardo.

Bibliografia: “Possagno” Bruno Consani Cunil Daniele Ed. ACELUM Asolo (TV) ott. 1990.

“Possagno e Canova” Alessandro Rigon Ed. Romano Bertoncello Brotto Editore

Cittadella (PD) Febbraio 1985.

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